LA TUA MUSICA

FIABE e RACCONTI

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    Mimmo 59
    Sesso: Maschile
    Utente Gold
    00 24/07/2011 16:30
    I Quattro Musicanti di Brema

    Un asino, un cane, un gatto e un gallo, tutti e quattro vissuti in diverse fattorie, una volta invecchiati vengono cacciati via e trattati male dai loro padroni. Ad uno ad uno abbandonano il proprio territorio e scappano via insieme, decidendo di andare a Brema per vivere senza padroni e diventare musicisti.

    Sulla strada per Brema i quattro animali scorgono una casa abitata da alcuni briganti. Essendo affamati, pensano di mandarli in fuga per poter ottenere del cibo. Perciò, dopo essersi posizionati l'uno sopra la schiena dell'altro, intonano uno strano concerto emettendo i propri versi. I briganti, non sapendo da dove provengano quei rumori e credendo che ci siano dei fantasmi, fuggono via a gambe levate, liberando così la casa agli animali, che si rifocillano e riposano lì per la notte.

    Durante la notte, i briganti ritornano sul posto e mandano uno di loro per controllare la casa. Non essendoci luce, il brigante va in cucina per accendere una candela e vede gli occhi del gatto brillare nell'oscurità, scambiandoli per carboni ardenti. Allora avvicina la candela verso il gatto, ma il felino gli salta addosso e gli graffia la faccia, dopodiché l'asino gli tira un calcio, il cane gli morde una gamba e il gallo lo becca spingendolo verso la porta e strillando. Tornato indietro dai suoi compari, il brigante racconta loro di essere stato malmenato da un'orribile strega che lo ha graffiato (il gatto), da un uomo che lo ha ferito con un coltello (il cane), da un mostro che lo ha colpito con un bastone (l'asino), e da un giudice che urlava sopra il tetto (il gallo). Alla fine i briganti abbandonano definitivamente la casa e i quattro animali vivranno felicemente lì per il resto della loro vita.
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    MIMMO 59 AMMINISTRATORE UNICO

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    Mimmo 59
    Sesso: Maschile
    Utente Gold
    00 26/07/2011 07:35
    DAL LIBRO CUORE -DE AMICIS
    Nel 1859 durante la guerra per la liberazione della Lombardia, pochi giorni dopo la battaglia di Solferino e San Martino vinta dai Francesi e dagli Italiani contro gli Austriaci, in una bella mattina del mese di Giugno..




    un drappello di cavalleggeri piemontesi del Saluzzo andava di lento passo, per un sentiero solitario, verso il nemico, esplorando attentamente la campagna. Guidavano il drappello un Ufficiale e un sergente e tutti guardavano lontano, davanti a se, con occhio fisso, muti, preparati a veder ...




    da un momento all'altro biancheggiare fra gli alberi le divise degli avamposti nemici. Arrivarono cosi a una casetta rustica, circondata di frassini, davanti alla quale se ne stava..
    tutto solo un ragazzo d'una dozzina d'anni, che scortecciava un piccolo ramo con un coltello, per farsene un bastoncino; da una finestra della casa spenzolava una larga bandiera tricolore; dentro non c'era nessuno: i contadini, messa fuori la bandiera erano scappati, per paura degli Austriaci.




    Appena visti i cavalleggeri, il ragazzo buttò via il bastone e si levò il berretto. Era un bel ragazzo, dal viso ardito, dagli occhi grandi e celesti, coi capelli biondi e lunghi; era in maniche di camicia, e mostrava il petto nudo.
    Che fai qui ?- Gli domandò l'ufficiale fermando il cavallo.- Perché non sei fuggito con la tua famiglia ? -
    Io non ho famiglia - Rispose il ragazzo- Sono trovatello, lavoro un po' per tutti. Son rimasto qui per veder la guerra-
    Hai visto passare degli Austriaci ? -
    - No, da due giorni -


    L'ufficiale stette un poco pensando: poi saltò giù da cavallo, e lasciati i soldati li, entrò nella casa e salì sul tetto. La casa era bassa; dal tetto non si vedeva che un piccolo tratto di campagna.- Bisogna salir sugli alberi - disse l'ufficiale, e discese. Proprio davanti all'aia si drizzava un frassino altissimo e sottile, che dondolava la vetta nell'azzurro. L'ufficiale rimase un pò sopra pensiero, guardando ora l'albero ora i soldati; poi tutt'a un tratto domandò al ragazzo.
    - Hai buona vista tu, monello ?-
    - Io?- Rispose il ragazzo- Io vedo un passerotto lontano un miglio -Sapresti salire in cima a quell'albero?-
    In cima a quell'albero? io? in mezzo minuto ci salgo-
    - E sapresti dirmi quello che vedi di lassù, se c'è soldati austriaci da quella parte, nuvoli di polvere, fucili che luccicano, cavalli ?-
    - Sicuro che saprei -
    - Che cosa vuoi per farmi questo servizio?-
    - Che cosa voglio? - disse il ragazzo sorridendo - Niente. Bella cosa ! E poi...se fosse per i tedeschi, a nessun patto; ma per i nostri ! Io, sono lombardo - Un momento, che mi levi le scarpe-
    Si levò le scarpe, si strinse la cinghia dei calzoni, buttò nell'erba il berretto e abbracciò il tronco del frassino. Bene, Ma bada....- Esclamò l'ufficiale, facendo l'atto di trattenerlo, come preso da un timore improvviso. Il ragazzo si voltò a guardarlo, coi suoi begli occhi celesti. - Niente - Disse l'ufficiale - Vai su -
    In pochi istanti il ragazzo fu sulla cima dell'albero, avviticchiato al fusto, con le gambe fra le foglie, ma col busto scoperto, e il sole gli batteva sul capo biondo, che pareva d'oro. L'ufficiale lo vedeva appena, tanto era piccino lassù.
    - Guarda dritto e lontano - Gridò l'ufficiale. Il ragazzo per veder meglio staccò la mano destra dall'albero, e se la mise alla fronte.
    - Che cosa vedi? - Domandò l'ufficiale. Il ragazzo chinò il viso verso di lui, e facendosi portavoce della mano rispose. - Due cavalieri sulla strada bianca -
    - A che distanza di qui ? -
    - Mezzo miglio -
    - Muovono ? -
    - Son fermi -
    - Che altro vedi ? - Domandò l'ufficiale dopo un momento di silenzio.- Guarda a destra - Il ragazzo guardò a destra.
    Poi disse:- Vicino al cimitero, tra gli alberi, c'è qualcosa che luccica. Paiono baionette -
    - Vedi gente ? -
    - No, saran nascosti nel grano - In quel momento un fischio di palla acutissimo passò alto per l'aria e andò a morire lontano dietro la casa.
    - Scendi, ragazzo - urlò l'ufficiale.- T'han visto. Non voglio altro. Vieni giù -
    - Io non ho paura - Rispose il ragazzo.
    - Scendi...- Ripeté l'ufficiale -Che altro vedi a sinistra ?
    Il ragazzo sporse il capo a sinistra: in quel punto un altro fischio più acuto e più basso del primo tagliò l'aria; il ragazzo si riscosse tutto.
    -Accidenti - Esclamò - L'hanno proprio con me - La palla gli era passata poco lontana.- Scendi - Gridò l'ufficiale- Scendo subito - Rispose il ragazzo.
    - Ma l'albero mi ripara, non dubiti. A sinistra vuol sapere? -
    - A sinistra - Rispose l'ufficiale - Ma scendi -
    Un terzo fischio rabbioso passò in alto, e quasi a un punto si vide il ragazzo venir giù, trattenendosi per un tratto al fusto e ai rami, e poi precipitando a capo fitto e colle braccia aperte.
    - Maledizione ! - Gridò l'ufficiale accorrendo. Il ragazzo batté la schiena per terra e restò disteso con le braccia larghe,...
    supino; un rigagnolo di sangue gli sgorgava dal petto, a sinistra. Il sergente e due soldati saltaron giù da cavallo; l'ufficiale si chinò e gli aprì la camicia: la palla gli era entrata nel polmone sinistro.
    -E' morto - Esclamò l'ufficiale -
    -No vive - Rispose il sergente.
    - Ah povero ragazzo! bravo ragazzo - gridò l'ufficiale - Coraggio, coraggio ! - Ma mentre gli diceva coraggio e gli premeva il fazzoletto sulla ferita, il ragazzo stralunò gli occhi e abbandonò il capo: era morto. L'ufficiale impallidì, e lo sguardo fisso un momento, poi lo adagiò col capo sull'erba.- Povero ragazzo! - ripeté tristemente l'ufficiale.
    - Povero e bravo ragazzo - Poi s'avvicinò alla casa, levò dalla finestra la bandiera tricolore e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il viso scoperto. Il sergente raccolse a fianco del morto le scarpe, il berretto, il bastoncino e il coltello. Stettero ancora un momento silenziosi; poi l'ufficiale si rivolse al sergente e gli disse:- Lo manderemo a pigliare dall'ambulanza: è morto da soldato, lo seppelliranno i soldati -Detto questo mandò un bacio al morto con un atto della mano, e gridò- A cavallo -Tutti balzarono in sella, il drappello si riunì e riprese il cammino. E poche ore dopo il piccolo morto ebbe i suoi onori di guerra.
    Al tramontar del sole, tutta la linea degli avamposti italiani s'avanzava verso il nemico e attraverso lo stesso cammino percorso la mattina dal drappello di cavalleria, procedeva su due file un grosso battaglione di bersaglieri, il quale, pochi giorni innanzi, aveva valorosamente rigato di sangue il colle di San. Martino. La notizia della morte del ragazzo era già corsa fra quei soldati prima che lasciassero gli accampamenti. Il sentiero, fiancheggiato da un rigagnolo, passava a pochi passi di distanza dalla casa. Quando i primi ufficiali del battaglione videro il piccolo cadavere disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore, lo salutarono con la sciabola;
    e uno di essi si chinò sopra la sponda del rigagnolo, ch'era tutta fiorita, strappò due fiori e glieli gettò. Allora tutti i bersaglieri via via che passarono, strapparono dei fiori e li gettarono al morto. In pochi minuti il ragazzo fu coperto di fiori e ufficiali e soldati gli mandavano tutti un saluto passando- Bravo, piccolo lombardo! - Addio ragazzo ! - A te biondino ! - Evviva - Gloria - Addio - Un ufficiale gli gettò la sua medaglia al valore, un altro andò a baciargli la fronte. E i fiori continuavano a piovergli sui piedi nudi, sul petto insanguinato, sul capo biondo. Ed egli dormiva la nell'erba, ravvolto nella sua bandiera, col viso bianco e quasi sorridente, povero ragazzo, come se sentisse quei saluti, e fosse contento d'aver dato la vita per la sua Lombardia.




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